Egon Schiele


Egon Schiele nasce nel 1890 a Tulin, una cittadina sul Danubio. A sedici anni supera l'esame di ammissione all'accademia delle belle arti ed inizialmente lavora con entusiasmo.
Nel 1907 conosce Gustav Klimt che lo stimola al miglioramento della tecnica del segno e del contorno e  lo introduce nel Vienna Worhshop, fondato nel 1903. La prima adesione di Schiele ad un'esposizione ufficiale ha luogo nell'abbazia di Klosterneuburg dove, malgrado le perplessità che lo riguardano, la stima per le sue opere cresce e il suo talento ottiene riconoscimento.
Schiele, che considera Klimt suo padre spirituale, si forma anche nell'ambito della pittura di Hodler e sviluppa, ben presto, uno stile del tutto personale. Nella seconda metà del 1909 si svincola dall'influenza artistica di Klimt e fonda con altri artisti il Neukunstgruppe.
Grande rappresentante dell'espressionismo austriaco ed uno dei più brillanti disegnatori di tutti i tempi, Egon Schiele spinge fino a livelli drammatici l'erotismo moderato di Klimt e con lui entra nella pittura, per la prima volta, la crudezza del sesso, fatta di nudi estremamente magri.
E' uno dei più tipici espressionisti europei; partito dal decorativismo sceglie successivamente la linea trasformandola nel mezzo più efficace per rendere il suo "io" altamente tormentato, in una visione del mondo in cui tutto è destinato alla decadenza. Egli è perciò soprattutto un grafico più che un colorista. Il colore cioè non è usato con una funzione rappresentativa ma espressiva. I pochi colori che stende, ora morti, ora vivaci, acquisiscono valore drammatico nella reciproca contrapposizione.
E' uno dei pittori più interessanti e ispirati del secolo, uno dei pochi che supera lo sperimentalismo raggiungendo l'opera d'arte. Doveva passare mezzo  secolo prima che la genialità della sua opera venisse riconosciuta e che a Schiele potesse essere tributato il dovuto riconoscimento nell'arte del XX secolo.
Egon Schiele muore a Vienna nel 1918.
 
 
 
Il ritratto di Melanie. Per una comprensione del percorso artistico del giovane Egon Schiele
Scritto da Ivan Fassio — 6 maggio 2012 
Un'opera postuma realizzata dall'editore austriaco Sedler per un'importante mostra allestita in Giappone nel 1990. Visitabile tra le opere dello Studio Fornaresio, a Torino
 
Tra il 1905 e il 1906 Egon Schiele iniziò a dipingere. Nato nel 1890 nella stazione ferroviaria di Tulln, una cittadina a ovest di Vienna, Schiele visse un’infanzia difficile. Il padre, Adolf, fu costretto ad abbandonare il lavoro di capostazione a causa di disturbi psichici. Alla sua morte, nel 1905, la tutela di Egon fu assunta dal ricco padrino Leopold Czihaczek.
 
I disegni che il giovane Schiele presentò in quell’anno alla Kunstgewerbeschule vennero giudicati così positivamente che gli venne consigliato di iscriversi all’ Accademia di Belle Arti. Dopo l’ingresso all’Accademia nel 1906, il rapporto con la madre si deteriorò: Marie Schiele non si sentiva sufficientemente sostenuta dal figlio. Soltanto il legame di Egon con la sorella maggiore Melanie continuò ad essere intenso.
 
Proprio del 1906 è la litografia che possiamo osservare presso lo Studio Fornaresio. Acquisita nel 2005 insieme ad altre cartelle di Egon von Schiele, questa magnifica opera postuma era stata realizzata dall’editore austriaco Sedler per un’importante mostra oganizzata ed allestita in Giappone nel 1990. Si tratta di un ritratto della sorella Melanie, che, negli anni della giovinezza, posò spesso per il fratello. Risultato dei corsi di disegno del professor Christian Griepenkerl, che Schiele seguì in quegli anni, l’opera mostra un impianto classicista. Si scorge, tuttavia, al di là dell’approccio tradizionale, la lezione di Gustav Klimt, che Egon sognava, proprio in quegli anni, di incontrare.
 
Griepenkerl (1839-1916) fu, al contrario, un insegnante estremamente conservatore, noto come ritrattista e autore di affreschi e dipinti di ispirazione storica. Richiedeva ai propri studenti il perfetto dominio sulla tecnica, sottovalutando l’apporto di invenzione e creatività personali. I suoi rapporti con il giovane artista furono pessimi. Pare abbia esclamato, davanti alle prime opere di Schiele: “Per carità! Non dica mai a nessuno di essere stato mio allievo”.
 
Ivan Fassio
 
Linea e contenuto nei disegni di Egon Schiele
Scritto da Ivan Fassio — 2 agosto 2012 
Il contorno, isolato all'esterno di un vuoto necessario, inizia ad agire come puro elemento grafico. Un'analisi sulla concezione del segno a partire dall'opera esposta allo Studio Fornaresio.
 
Egon Schiele, "Melanie Schiele", 1908, courtesy Studio Fornaresio
 
Nel 1909 Egon Schiele esordisce a Vienna con una mostra dei Neukunstler. L’artista è anche il principale teorico del gruppo di artisti che espongono alla galleria di Gustav Pisko. Così scrive, definendo le convinzioni estetiche della corrente: “L’artista del Neukunstgruppe è e deve necessariamente essere se stesso, deve essere un creatore e saper creare i propri fonadamenti artistici senza utilizzare tutto il patrimonio del passato e della tradizione”.
Il manifesto per l’esposizione, illustrato da Anton Faistauer mostra l’aspirazione verso un’arte innovativa. La cesura con l’Art Nouveau è ormai evidente: le figure e i tratti devono essere essenziali e concentrare il massimo dell’espressività in pochi movimenti. Il ricorso a forme semplici deve porsi come mezzo privilegiato per segnalare con vigore le esperienze interiori dell’uomo contemporaneo.
Di questo gruppo fanno parte i pittori e incisori Hans Massmann e Anton Peschka, che Egon proprio in quell’anno ritrae in due prove fondamentali per la sua maturazione artistica. Con queste opere, Schiele affina le propria capacità di ritrattista e, al tempo stesso, tenta di venire a patti con il gusto dell’epoca. I quadri sono ancora concepiti, à la manière de Gustav Klimt, attraverso la sovrapposizione di piani. Plasticità e volume sono conseguiti tamite il contrasto che si crea tra lo sfondo, ancora di carattere decorativo, un livello intermedio ed il personaggio in evidenza. L’intento è quello di fare in modo che la rappresentazione principale appaia come sbalzata all’esterno dell’opera. Lo spettatore deve avere l’impressione sensibile che il soggetto si avvicini in una sorta di illusorio rilievo.
Nel corso del suo primo periodo espositivo, l’artista sta giungendo a questi effetti attraverso la pratica del disegno. Osservando il ritratto della sorella Melanie, eseguito nel 1908, possiamo notare come l’autore tenti di isolare i volumi all’esterno di un vuoto necessario, condizione inevitabile per soluzioni espressive che possano fare leva, a livello sensibile, su concetti di peso e percezione. In quest’opera, la linea assume un valore autonomo rispetto al corpo da essa definito. Il contorno riesce ad agire come elemento grafico puro.
L’esercizio del disegno può essere considerato, in questo periodo del percorso artistico di Schiele, come un genere artistico a tutti gli effetti. Liberando la pittura dall’obbligo di dipingere completamente una superficie per considerare l’opera definitivamente compiuta, solleva l’arte dall’inevitabile intromissione di elementi decorativi e di sfondo. Il distacco dalle influenze fin de siècle e l’emancipazione dal naturalismo si giocano interamente nella nuova concezione della linea come forma autonoma, del segno come capacità di rimando ad altre soluzioni percettive.
 
Ivan Fassio
 
Kirche von Bozen. L’Uso Astratto del Colore nei Paesaggi di Egon Schiele
Scritto da Ivan Fassio — 15 giugno 2012 
Un'opera giovanile di Egon Schiele, esposta in permanenza allo Studio Fornaresio di Torino, ci offre la possibilità di fornire una lettura della poetica paesaggistica dell'artista
 
Egon Schiele, Kirche von Bozen, 1906, courtesy Studio Fornaresio
 
Schiele lasciava l’Accademia nel 1909 e proseguiva con la pittura en plein air, che aveva iniziato a frequentare da autodidatta, perché non prevista dal curriculum di studi istituzionale. In quegli anni, ammirava particolarmente l’esperienza artistica di Gustav Klimt. Il suo stile, basato su un uso fortemente accentuato delle superfici ornamentali, non rappresentava soltanto un’originale sintesi di Impressionismo e Simbolismo, ma anche un’anticipazione dell’arte astratta.
 
Tratto distintivo della pittura era un approccio decorativo, nel quale alcuni particolari, come mani e volti, venivano rappresentati naturalisticamente e inseriti all’interno di sfondi paesaggistici simbolici o astratti. Come Henri de Toulouse-Lautrec, anche Klimt non utilizzava il disegno soltanto in funzione preparatoria. Ne sfruttava tutte le qualità intrinseche per poter lavorare su linee e forme attraverso un filtro simbolico. I colori erano funzionali ad una rappresentazione anti-naturalistica.
 
Prima di poter sviluppare uno stile personale, Egon Schiele doveva liberarsi, almeno in parte, da questa concezione del colore che aveva ereditato da Gustav Klimt. I suoi primi quadri davano l’impressione di un tappeto di forme geometriche pigmentate, composte da un reticolo di linee intrecciate. Realizzati in questo modo, i dipinti ricordavano dei disegni, colorati e ingranditi. La critica del tempo, proprio per questa ragione, accusava Schiele di non essere un vero pittore, ma un semplice disenatore che trasferiva la sua tecnica nella più ampia dimensione della tela. Effettivamente Schiele non era particolarmente interessato alla qualità del colore, considerandolo sempre in stretta relazione alle forme. Subordinava il colore alla linea: era la linea, e non l’effetto cromatico, a definire la forma. Questa tensione espressionistica facilitava la rappresentazione simbolica di condizioni esistenziali.Per tutta la vita, Schiele avrebbe continuato ad approfondire questa poetica, in paesaggi che sarebbero diventati delle allegorie della vita interiore, delle immagini dell’anima.
 
Ivan Fassio